La legge 215/92 è stata l’ultima legge rivolta in maniera specifica alle donne, per agevolare l’ imprenditoria femminile. L’ultimo suo bando risale al marzo del 2006 quando sono stati resi disponibili ben 86.716 milioni di euro per la creazione di nuove imprese in rosa. Dopodichè le risorse si sono esaurite ragion per cui la 215 è rimasta chiusa nel 2007, 2008, 2009, 2010 e difficilmente potrà tornare ad essere operativa nei prossimi anni.
Nel frattempo però, anche in assenza della Legge 215/92, le donne aspiranti imprenditrici non sono di certo rimaste immobili ed anzi è da sottolineare un dato importante: le donne che si lanciano nella sfida dell’imprenditoria sono sempre di più … 1 su 4 delle imprese italiane è un’impresa rosa (25%). Da notare che ¾ delle imprese rosa scelgono di fare impresa in forma di ditta individuale. (Fonte: Unioncamere).
Altro dato interessante è il cosidetto fattore D ovvero le imprese guidate da donne rispetto alle imprese “maschili” accrescono più velocemente i ricavi, generano più margini lordi, chiudono più frequentemente l’esercizio in utile e non denotano un livello di rischiosità superiore. Analisi più approfondite mostrano che quando le donne sono in maggioranza nel Consiglio di Amministrazione di un’impresa, si riduce anche il rischio di default dell’impresa (Fonte Cerved).
L’accesso al credito rappresenta tuttavia uno dei nodi cruciali nella fase di avvio di nuove attività imprenditoriali a maggior ragione se poi i tassi di interesse per i finanziamenti alle imprese femminili sono da 30 a 50 punti base in più rispetto alle imprese maschili, come evidenziato da uno studio condotto da Banca D’Italia sui prestiti in conto corrente di oltre 150 mila imprese individuali. Ancora, alle ditte individuali femminili vengono chieste garanzie esterne più spesso di quanto non si faccia per le imprese maschili.
Dunque le donne aspiranti imprenditrici che si affacciano al mercato dovranno mettere in conto anche la decisiva sfida con il tema relativo al reperimento delle risorse, pubbliche o private che siano (Stato, regioni, sistema camerale e provinciale, Unione Europea, banche, fondazioni, business angels ecc.).
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Da considerare che se da un lato l’accesso al credito bancario risulta più difficoltoso per le imprese femminili dall’altro non viene pubblicato un bando di finanziamento pubblico senza che non venga data priorità alle cosiddette quote rosa ovvero alle domande di finanziamento presentate da imprese la cui componente femminile sia maggiorataria nella compagine sociale.
Nato con l’obiettivo di accompagnare passo dopo passo le aspiranti imprenditrici all’avvio della propria impresa, “Il Manuale dell’Imprenditoria Femminile™” rappresenta un punto di riferimento esclusivo sul come trovare i finanziamenti per fare impresa al femminile.
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